Santuario Maria SS. delle Grazie
Frati cappuccini - Cerreto Sannita - BN
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La Madonna a Nazaret

SANTUARIO

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A NAZARETH IL PANNELLO CON L’EFFIGIE
DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

 
Patrona della Diocesi di Cerreto S. – Telese – S. Agata De’ Goti

 
 
La sensazione diffusa e condivisa è stata quella di essere andati ad un appuntamento da tempo preparato e predisposto per lasciare il segno indelebile dell’amore Materno che pone il suo sigillo in quello di tutti i suoi figli. Emozione, amore e profondo senso di appartenenza nella fede i segni distintivi di questo incontro. A Nazareth, la Basilica dell’Annunciazione entra nel cuore dei figli della Diocesi di Cerreto S. –Telese – S.Agata de’ Goti come luogo privilegiato, e ormai incancellabile,  in cui il volto materno della Madre del Dio, che lì si è fatto carne, ha i lineamenti riconoscibili del volto della Madre di tutte le Grazie. Tra i 53 pannelli, che sottolineano l’universale amore filiale verso la Madre di Dio, ora è presente anche quello della Madonna delle Grazie, patrona della nostra Diocesi. L’opera, realizzata dal maestro Elvio Sagnella nella Bottega Nicola Giustiniani a San Lorenzello, un grande pannello maiolicato (cm 70 x 200), ritrae la Vergine Maria con il Bambino Gesù tra le braccia, che, con tanta dolcezza materna, irradia di luce le cattedrali di Cerreto sannita e Sant’Agata De’ Goti. Ottanta fedeli hanno accompagnato il vescovo De Rosa per questo viaggio in Terra Santa; un viaggio eccezionale, unico per questa straordinaria ed irripetibile motivazione: assistere alla posa del pannello maiolicato sul muro perimetrale della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth.
 
L’immagine originale di Maria SS. Delle Grazie, di una bellezza e delicatezza singolare, è una statua lignea, di autore napoletano ignoto, donata al convento dei cappuccini di Cerreto Sannita nel 1732, dove tuttora è molto venerata.  L’opera, in pietra lavica smaltata, per meglio sopportare gli sbalzi termici, è sostenuta da una bellissima cornice in ferro battuto, dono del fabbro locale, maestro Sebastiano Botte. La tavolozza cromatica è quella tradizionale delle ceramiche di Cerreto-San Lorenzello, che passa dal verde al giallo caldo, al blu turchino. Questo evento, voluto dal Vescovo diocesano Mons. De Rosa e dal Delegato Pontificio a Gerusalemme, S.Ecc. Mons. Antonio Franco, si iscrive in modo indelebile nella tradizione di fede della nostra Chiesa locale e consegna un retaggio che vale soprattutto per i fedeli della Diocesi che potranno, in futuro, contemplare a Nazareth la venerata immagine di Maria SS. Delle Grazie.   Intensa è stata l’emozione, quando il 7 febbraio 2012, dopo la celebrazione eucaristica delle 11.00, presieduta dai due Presuli e da Fra Riccardo Maria Bustos, in cui si è sottolineato il grande dono dell’Incarnazione e l’amore fedele di Maria, Madre della Chiesa, dopo una breve processione  nel cortile della Basilica tutti hanno potuto condividere la gioia di vedere l’effigie posta accanto ad una grande apertura del muro perimetrale: quasi a segnalare lo sguardo di protezione e la cura della Madre celeste che raggiunge i suoi figli lontani e li chiama all’incontro nei futuri pellegrinaggi di fede e di speranza.
 
Ora a Nazareth, cuore pulsante dell’amore materno di Maria, prima discepola del Figlio, fedele nella dedizione e nella sequela, vi è un piccolo “pezzo di cuore” della fedeltà a Cristo e alla Chiesa della nostra Terra. “Sono stati i cuori di tutti i fedeli a fissare nel fuoco dell’amore quella immagine materna sul pannello di ceramica” e “tutti quei cuori hanno invocato, per l’umanità, speranza giustizia e pace”. Alla commozione corrispondeva l’intensità della preghiera e la tangibile esperienza dell’intimo legame tra Chiesa locale e Chiesa universale. La piccola porzione della Chiesa che è in Cerreto Sannita – Telese – S. Agata De’ Goti, nella sua più piena espressione di fedeli laici, religiosi e ministri ordinati, uniti al proprio Vescovo, si innestava nel grande respiro universale della Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica. Nazareth era per tutti casa propria! La gioia di Mons. De Rosa, per la nostra Diocesi, quella di Sua Ecc. Mons. Antonio Franco, figlio della nostra Chiesa locale, e quella di tutti i pellegrini si è trasformata in sorpresa quando è stato sottolineato da Fra Bustos che il sito dove è stata apposta l’effigie era “l’ultimo disponibile”: questo è il “segno preferenziale dell’amore materno di Maria che ci impegna in una corrispondenza amorevole e fedele e che dovrà trovare in tutti noi una singolare cura per questo luogo che ci appartiene in modo ancor più diretto”. Ogni pellegrino della nostra Terra, da ora e per il futuro,  potrà trovare anche lì il cuore materno della Madre protettrice.
 
Questo evento, nella sua intima connessione cristologica e mariana, ha caratterizzato lo sviluppo del cammino del nostro pellegrinare: quasi andare materialmente, fisicamente, a gustare con più chiarezza l’intensità della fede personale e comunitaria vissuta a Nazareth. Questo il diario spirituale del cammino che ha segnato lo svelarsi dell’Incontro, quasi come un piccolo rotolo dei Libri che andava lentamente manifestando la ricchezza dei doni preparati ed elargiti copiosamente alla nostra Chiesa locale. É il piccolo ed essenziale diario di un percorso di intensità spirituale, progressiva e sempre più esplicita, tratto dagli appunti del nostro Vescovo: “La diocesi ha effettuato un pellegrinaggio in Terra Santa, preparato da Don Michele Meccariello, responsabile dell’Ufficio Diocesano pellegrinaggi, guidato da S. E. Mons. Michele De Rosa, con la direzione tecnico spirituale di don Orazio Francesco Piazza e del diacono Danilo Dal Bosco, di Vicenza.
 
Lunedì 6 febbraio dopo l’arrivo a Tel Aviv ci siamo trasferiti a Nazareth. A sera, presso le suore della Sacra Famiglia di Nazareth, i pellegrini – Vescovo, sacerdoti, fedeli laici – hanno celebrato la S. Messa.  Nell’omelia si è ricordato che il pellegrinaggio è un’occasione di grazia da non perdere, un dono del Signore da accogliere con il silenzio, l’ascolto, la preghiera e la riflessione. Si deve aprire il cuore e la mente a questa esperienza unica e irripetibile e ci si deve far plasmare docilmente dalla Parola di Dio.
 
Martedì 7 abbiamo visitato il Santuario dell’Annunciazione e la Nuova Basilica,  la chiesa di San Giuseppe, sorta sul luogo dove visse la Sacra Famiglia. Qui abbiamo concelebrato l’Eucarestia presieduta da S.E. Mons. Franco, della nostra diocesi, delegato apostolico a Gerusalemme. Al termine della S. Messa, in processione, ci siamo recati sul sagrato della basilica per benedire l’icona della Madonna delle Grazie in ceramica, opera del M° Elvio Sagnella, che ricorderà il nostro passaggio e la stabile devozione della nostra Chiesa locale. Nel pomeriggio salita al monte Tabor e visita al Santuario della Trasfigurazione; sosta poi a Cana di Galilea.
 
Mercoledì 8 siamo partiti per la regione del lago di Tiberiade, traversata in battello del lago, visite di Tabga ( luogo del primato di Pietro e della moltiplicazione dei pani). Siamo saliti poi al Monte delle Beatitudini, dove Gesù pronunciò il famoso “Discorso della Montagna”. A pomeriggio abbiamo visitato Cafarnao  (sinagoga e casa di Pietro).
 
Giovedì’ 9, dopo la sosta a Beit’ Shean, antica città della Decapoli i cui resti raccontano ancora oggi la bellezza della città, costeggiando la depressione del fiume Giordano siamo giunti a Gerico, dove abbiamo celebrato la S. Messa presso la chiesa del Buon Pastore. Successivamente vi è stata la visita di Qumran, situata nei pressi del Mar Morto, dove nel 1947 furono ritrovati i celebri manoscritti della Comunità degli Esseni.
 
Venerdì 10 è stato dedicato al Monte Sion: il cenacolo, luogo dell’ultima cena, la Chiesa della Dormizione, la chiesa di San Pietro in  Gallicantu. Al pomeriggio abbiamo partecipato alla Via Crucis per le vie della città vecchia che ci ha portati alla Basilica del Santo Sepolcro, visita al Monte Calvario, sosta in preghiera sul luogo dove Gesù venne crocifisso e, poco distante, sepolto. Nella cappella del SS. Sacramento abbiamo celebrato la S. Messa; ha concelebrato anche Mons. Franco.
 
Sabato 11 in pullman abbiamo raggiunto Betlemme per visitare la Basilica della Natività e la grotta dove nacque Gesù, la grotta di San Girolamo, per poi trasferirsi al Campo dei Pastori, dove gli angeli annunciarono la nascita di Gesù. Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Ein Karem, dove è nato San Giovanni Battista, e successivamente, recitando il Rosario siamo saliti al Santuario della Visitazione, dove la giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica.
 
Rimangono nel cuore di tutti, oltre la visita dei luoghi santi, la liturgia penitenziale comunitaria con confessione individuale nella Basilica del Getsemani nella solitudine della notte, il rinnovo delle promesse battesimali al fiume Giordano, proprio nel luogo del battesimo di Gesù, e, per i coniugi presenti, la conferma degli impegni matrimoniali, a Cana di Galilea, con la volontà di essere, nell’ambiente del quotidiano, missionari e apostoli dell’amore del Signore”.
 
Una descrizione essenziale, questa, che segna il ritmo di una esperienza che si fissa in modo indelebile nel cuore di ogni pellegrino. Ognuno ha portato nel cuore il carico di speranze di tanti che invocano la grazia del sostegno spirituale nell’affrontare la complessità della vita, talvolta segnata da dolorose tracce di solitudine, di fatica, di delusione o amarezza. La Madre di tutte le Grazie, la Madre di Cristo, ha effuso in tanti modi i segni di una “presenza” che diventa consolazione: “non abbiate paura – ci conferma il Signore – io sarò con voi sempre”. La rigenerazione del cuore, nella esperienza di un Amore misericordioso che attende e sostiene, è divenuta la forza tangibile che attraverso ognuno e  tutti insieme dovrà innestarsi in una realtà territoriale che invoca l’umanizzazione della società e il dinamismo fecondo della qualità delle relazioni nei vincoli familiari, ecclesiali e sociali. Anche attraverso la piccola esperienza di una rinnovata speranza passa la trasformazione del cuore del mondo, secondo il desiderio del Dio Trino ed Unico. La traccia spirituale che ha segnato il cammino del pellegrinare - docilità, disponibilità, dedizione – potrà e dovrà diventare la traccia di un impegno generoso nel cammino di testimonianza del quotidiano.
 
Queste le semplici e significative impressioni di un pellegrino, Dott. Alessandro Di Santo, che in qualche modo raccorda i pensieri di tutti: “Israele,  terra fortemente contesa, luogo del percorso terreno di Gesù, terra che ancora non ha pace, segno di grandi contraddizioni. Pellegrino in questa terra! Un cammino di immersione in millenni di storia, in luoghi ribaditi e accreditati dalle tre grandi religioni monoteiste: il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam. Un cammino di immersione interiore nel rivedere  resti millenari come quelli di Qumran, o la strada ancora intatta che Gesù ha percorso dal giardino degli ulivi al Monte Sion, a San Pietro in gallicanto. Una grande emozione  rileggere il Vangelo sui luoghi della grande storia che ha segnato l’umanità: sul Monte delle Beatitudini, nella Basilica del Getsemani, sul lago di Tiberiade;  l’emozione  di rinnovare le promesse battesimali sulla riva del  Giordano con le acque del fiume, di rileggere il Vangelo gustandolo nella sua immediatezza e prorompente energia. Otto intensi giorni rileggendo i segni lasciati dagli ebrei, dai romani, dai primi cristiani, dai crociati e dalle lotte arabo-israeliane. La conquista quotidiana di quei luoghi ancora oggi impervi, è viva; il deserto non li ha mai spaventati. Forse quel mondo arido e conteso vuole essere d’esempio per tutti noi:  come da millenni  si lotta per un pezzo di deserto arido, da  trasformare in abitazioni e giardini rigogliosi, così l’impegno indomito diventa un messaggio:  il deserto che può allargarsi dentro di noi, deve essere riconquistato e può essere trasformato in orto fecondo. Le nostre coscienze vanno sempre presidiate, va innestata nella vita una vera spiritualità come risorsa personale e sociale. Torno carico di speranza e sono grato verso chi si è impegnato nell’accompagnarci fisicamente e spiritualmente, ma in particolare esprimo riconoscenza a S.E. il Vescovo De Rosa, che ci ha seguiti  con discrezione e paternità, e al Nunzio Apostolico Mons Antonio Franco, per la sua amabile presenza: autentici testimoni di una fede viva e trasparente in Cristo, che abbiamo in qualche modo toccato, vero e sicuro riferimento del nostro cammino di vita nella sua complessa difficoltà”.   
 

Don Franco Piazza
 





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